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IMPIANTO DI SMALTIMENTO CONTROLLATO DI VESPIA, COMUNE DI CASTELLAMONTE

Scopri il Sito della Discarica di Vespia

Nella primavera del 2018 la società Agrigarden Ambiente, che gestisce la discarica di rifiuti non pericolosi in località Vespia, Comune di Castellamonte (TO), è stata acquisita dal gruppo “Dimensione Ambiente”. La nuova gestione ha provveduto alla realizzazione dell’ampliamento autorizzato nel 2015, ma, contestualmente, ha provveduto ad un’analisi dettagliata delle numerose problematiche pregresse della discarica, non sempre note o verificabili al momento dell’acquisizione, e, ove possibile, ha avviato gli interventi per porvi rimedio.

La nuova gestione ha ritenuto, fin dall’inizio, di adottare un approccio diverso, orientando ogni intervento alla sostenibilità finale degli impianti e del sito, in modo da minimizzare i rischi di future anomalie e le necessità di interventi di manutenzione o di messa in sicurezza a posteriori.

Si deve infatti tenere presente che la discarica di Vespia è ormai prossima alla fine della sua vita attiva, ed all’inizio della gestione passiva che, per legge, deve durare “almeno trent’anni e comunque fino a quanto la discarica rappresenterà un pericolo per l’uomo o per l’ambiente”. Alcuni aspetti dell’opera, pur se realizzati in conformità all’autorizzazione in vigore, possono rappresentare punti di debolezza o di incertezza che possono compromettere l’efficacia delle operazioni di recupero ambientale o, cosa ancor più importante, la sicurezza dell’impianto nella fase passiva.

Alcuni dei problemi individuati riguardano modalità gestionali, o comunque aspetti che possono essere risolti con modifiche non sostanziali (ad esempio adeguamenti del sistema di estrazione del biogas), e pertanto sono già stati realizzati; altri invece comportano una vera e propria variante sostanziale, e pertanto sono in fase di progettazione, nell’ottica della sostenibilità futura di cui si è detto, e saranno eventualmente sottoposti all’approvazione da parte degli Enti competenti.

Infatti, benché la discarica debba essere presidiata per legge dal gestore per tutta la fase passiva, e su di essa si debbano obbligatoriamente effettuare tutte le manutenzioni, i monitoraggi e le attività di smaltimento del percolato e del biogas in conformità ai piani di gestione post-operativa e di sorveglianza e controllo approvati contestualmente al progetto, solo risolvendo per tempo, fin dalla fase attiva, le potenziali criticità, è possibile garantire una adeguata sicurezza intrinseca all’impianto, tale da rendere agevoli ed efficaci gli interventi futuri.

Ciò è ancor più importante in una discarica come quella di Vespia, che ha avuto una vita assai tormentata, sia dal punto di vista gestionali (con una fase fallimentare che ha azzerato i fondi in accantonamento) sia dal punto di vista ambientale.

Nel seguito sono pertanto illustrate le principali problematiche riscontrate, e gli accorgimenti tecnici più opportuni, già realizzati o che ci si propone di realizzare prima, durante e dopo la conclusione dell’esercizio attivo, al fine di scongiurare i rischi ed eliminare le problematiche riscontrate.

Interventi relativi al BioGas

Il progetto originario della discarica, risalente al 1993, prevedeva la realizzazione di 24 pozzi di estrazione del biogas, realizzati contestualmente alla gestione della discarica ed appoggiati sul fondo della stessa. Con i criteri attuali tali pozzi sarebbero stati comunque insufficienti, in quanto la sovrapposizione dei loro “raggi di influenza” non era tale da coprire interamente la superficie della discarica. Si deve comunque presumere che essi si siano progressivamente intasati, o danneggiati, perché al momento dell’ingresso dei nuovi gestori l’estrazione del biogas era affidata a pozzi realizzati a posteriori, e trivellati dall’alto verso il basso a partire dalla sommità della discarica. Anch’essi, comunque, erano in numero insufficiente ed in parte inefficienti o intasati, o comunque di lunghezza inadeguata. Inoltre la presenza di sacche di percolato all’interno della discarica rendeva in qualche caso difficile l’estrazione del biogas.

È stata quindi presentata e discussa con gli Enti competenti (Città Metropolitana ed A.R.P.A.) una proposta di riorganizzazione dei pozzi, che ha comportato la trivellazione di numerosi nuovi pozzi, talora in sostituzione di quelli esistenti, talora ad integrazione degli stessi. I nuovi pozzi sono stati realizzati con profondità tale da interessare tutto lo spessore dei rifiuti (con un franco di alcuni metri rispetto al fondo, per evitare rischi di danneggiare l’impermeabilizzazione) e con diametro tale da consentire, ove necessario, l’introduzione di una pompa per l’estrazione del percolato, in modo da eliminare eventuali sacche di percolato stagnante, che impedirebbe un’efficace estrazione del gas.

La discarica preesistente (escluso ampliamento) è oggi dotata di 36 pozzi, equidistanziati in modo da coprire, con le rispettive aree di influenza, tutta la superficie dell’invaso. Ad essi si aggiungono i 15 pozzi del settore di ampliamento, per un totale di 51 pozzi. E’ stata inoltre riorganizzata completamente la rete di estrazione del gas, con nuove condotte dotate di idonea pendenza per evitare ristagni di condensa, e nuove stazioni di regolazione (La prima di tali nuove sottostazioni era già stata realizzata dai precedenti titolari di Agrigarden Ambiente), realizzate in acciaio INOX (anziché in polietilene come le precedenti) in modo da fornire adeguate garanzie di durata anche nella fase di gestione passiva della discarica.

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Sottostazione di regolazione del biogas in fase di costruzione

Drenaggio del Percolato

La realizzazione dei nuovi pozzi del biogas di grande diametro, idonei anche all’estrazione del percolato (“pozzi duali”) ma soprattutto profondi fino quasi al fondo della discarica, oltre a rendere possibile un emungimento di emergenza, ha anche favorito il deflusso verso il basso del percolato, che oggi viene drenato molto più facilmente dal sistema a gravità.

Ulteriori interventi, già avviati nell’ambito della precedente gestione, consistono nella realizzazione di un sistema di drenaggio perimetrale lungo i lati nord ed ovest della discarica, per evitare tracimazioni di percolato e consentire il deflusso dello stesso fino alla vasca di raccolta.

L’insieme di tali interventi ha portato ad un nuovo incremento nella produzione di percolato, che ha raggiunto e superato i valori della gestione A.S.A. Ciò, se da un lato dimostra che il sistema di drenaggio è oggi nuovamente efficiente, dall’altro incrementa di molto i costi di smaltimento del percolato, sia in fase attiva, sia, proporzionalmente, anche in fase passiva: i quantitativi di percolato prodotti nel trentennio di gestione passiva saranno probabilmente assai superiori a quelli ipotizzati nei precedenti piani finanziari della discarica, rendendo insufficienti i fondi previsti in accantonamento per la fase passiva, a suo tempo quantificati in 265 €/t.

Per tale motivo, oltre che per evidenti ragioni di mitigazione dell’impatto ambientale, nell’attesa di avviare la ricopertura definitiva della discarica si è anche provveduto alla copertura provvisoria delle scarpate nord ed ovest della discarica, in modo da ridurre l’infiltrazione di acque meteoriche e, conseguentemente, la produzione di percolato da parte della discarica. Nonostante tale accorgimento, comunque, appare opportuno prevedere un incremento degli accantonamenti, per avere la certezza di disporre di fondi sufficienti per la gestione passiva almeno per tutti periodo minimo trentennale previsto dalla legge

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Copertura provvisoria della scarpata nord, per mitigare l’impatto ambientale e ridurre la produzione di percolato in attesa della realizzazione della copertura definitiva.

Raccolta e smaltimento del Percolato

Un ulteriore problema relativo allo smaltimento del percolato è legato alla vasca di raccolta. Essa non è mai stata oggetto di interventi di pulizia da quanto è stata realizzata, circa 25 anni or sono.

La pulizia della vasca esistente presuppone, tuttavia, che si realizzi un sistema di stoccaggio alternativo, dirottando temporaneamente il percolato in una vasca provvisoria, al fine di garantire comunque il continuo smaltimento percolato.

Sulla base di tali considerazioni il Gestore ha voluto investire attraverso la realizzazione di un ampliamento definitivo dell’attuale vasca del percolato, al fine di ottenere contestualmente un raddoppio dei volumi di stoccaggio temporaneo del percolato stesso, garantendo una maggiore sicurezza sulla gestione operativa degli smaltimenti e la possibilità di eseguire la pulizia dell’attuale vasca essendo separata dal nuovo ampliamento

L’opera è stata autorizzata e sono in corso i lavori di realizzazione, il cui importo totale (opera e pulizia vasca esistente) è stimabile in circa € 200.000,00. Qualora fattibile, è intenzione dei proponenti anche richiedere l’allacciamento della vasca del percolato alla fognatura consortile, provvedendo ove necessario, a proprie spese, all’adeguamento dimensionale della stessa ed al risanamento di eventuali zone danneggiate. In tal modo si garantirebbe nel migliore dei modi il corretto allontanamento del percolato, e si eliminerebbe dalla strada pubblica il traffico pesante connesso con le autocisterne attualmente utilizzate per il trasporto del percolato dalla vasca agli impianti di trattamento. Quest’ultima opzione è tuttavia ancora allo studio, e sarà eventualmente oggetto di progettazione a parte.

Pendenza delle scarpate perimetrali

Il progetto autorizzato prevede, per le scarpate nord ed ovest della discarica, una pendenza molto elevata, soprattutto nella parte inferiore, ove in alcuni punti si raggiungono i 40° sull’orizzontale. In tali condizioni risulta estremamente problematico garantire la stabilità dello strato di ghiaia per il drenaggio del gas e dello strato di terreno agrario (peraltro di spessore assai modesto, come meglio descritto nel seguito) previsto sulla superficie esterna delle scarpate.

Al fine di garantire un’adeguata stabilità agli strati di copertura definitiva, si ritiene necessario intervenire, per quanto possibile, con una riduzione di pendenza nelle parti più acclivi delle scarpate. A tal fine si rende necessario operare un rialzo della sponda della discarica, opera che, per motivi di ristrettezza degli spazi, viene realizzata mediante terra rinforzata, in analogia con quanto realizzato, in conformità al progetto autorizzato, sul lato sud – ovest dell’ampliamento.

In tal modo la pendenza della scarpata si riduce a valori dell’ordine di 22° circa sul lato nord, e 26° circa sul lato ovest, idonei per garantire la stabilità sia del corpo rifiuti, sia degli strati di ricopertura finale, e per agevolare l’attecchimento della vegetazione nell’ambito delle operazioni di recupero ambientale.

Per la realizzazione degli interventi descritti (esclusa la fase di capping e recupero ambientale, descritta nel seguito) si prevede un costo di circa 150.000 Euro.

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Veduta del rilevato in terra rinforzata che delimita ad ovest il settore attualmente in esercizio. Rilevati analoghi, ma di altezza dimezzata (2,5 m anziché 5 m) sono previsti sui lati ovest e nord per i motivi illustrati nel testo.

Miglioramento della geometria e della stabilità sul versante Est

Sul lato est e, in parte, anche sul lato sud, il progetto autorizzato prevede una configurazione come da sezione (fig. 4). Benché la sommità della discarica raggiunga all’incirca la quota del terreno naturale presente più ad est, la discarica non si raccorda a quest’ultimo, ma si arresta in corrispondenza dell’ultimo gradone, che costituisce dunque una sorta di “trincea”, delimitata su un lato dalla scarpata in rifiuti della discarica, e sull’altro dalla scarpata di scavo nel terreno in posto.

Anche in questo caso la configurazione prevista comporta un’elevata acclività della scarpata in rifiuti, con conseguente difficoltà di garantire la stabilità della copertura definitiva. Inoltre la scarpata di scavo nel terreno in posto, sicuramente stabile a breve termine perché intagliata in argille caoliniche sovraconsolidate, tende con il tempo ad instabilizzarsi per effetto del rammollimento e della perdita di coesione causata dall’esposizione agli agenti atmosferici. Infine, il deflusso di fango dalla scarpata porta a periodici intasamenti della canaletta di scolo delle acque meteoriche: ad oggi, con la presenza costante degli operatori, la canaletta è oggetto di frequenti interventi di pulizia, ma in fase di gestione passiva le ispezioni saranno necessariamente meno frequenti, e conseguentemente saranno maggiori i rischi di intasamento e conseguente tracimazione con erosione della pista (quando non, anche, del terreno agrario di ricopertura della discarica)

Occorre, oltretutto, tenere presente che il particolare esecutivo rappresentato in figura si riferisce al lato sud, ove la scarpata è di regola meno acclive. Sul lato Est lo stesso progetto autorizzato prevede ampi tratti con scarpate a 45° circa (foto 7) che necessiterebbero comunque di un intervento di consolidamento per evitare fenomeni erosivi e dissesti localizzati.

La soluzione più ragionevole, in questo caso, appare quella di proseguire l’impermeabilizzazione anche sulla scarpata perimetrale, raccordando il corpo della discarica direttamente alla quota del terreno in posto, in modo da evitare la stessa presenza fisica delle due scarpate (sia quella scavata nel terreno in posto, sia quella in riporto costituita dai rifiuti e dalla ricopertura finale), ed incrementare invece l’estensione dell’area pianeggiante sommitale, sicuramente più stabile ed idonea ad un adeguato recupero ambientale raccordato alle aree limitrofe.

L’intervento così realizzato elimina definitivamente i problemi a lungo termine connessi con la stabilità della scarpata in scavo. Anche a breve termine, tuttavia, occorre intervenire per evitare che si abbiamo problemi di stabilità nella fase di allestimento e di esercizio della discarica. Per tale motivo sarà necessario ridurre preventivamente l’acclività delle scarpate perimetrali, ove possibile operando in scavo (così da incidere l’argilla in posto, ancora compatta, e impermeabilizzarla prima che sia alterata dall’esposizione agli agenti atmosferici) ed, ove ciò risultasse impossibile per problemi di disponibilità delle aree, operando in riporto, mediante stesura per strati di argilla cementata, in grado di garantire adeguate condizioni di stabilità alla scarpata prima e dopo l’impermeabilizzazione.

Il costo degli interventi descritti (limitatamente alla sola fase di allestimento, ed escluso il recupero ambientale descritto nel seguito) è stimabile in circa 400.000 ÷ 450.000 Euro.

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Fig. 4. Particolare della configurazione prevista a progetto.

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Foto 7. Situazione attuale della scarpata est-sud. A destra la discarica, a sinistra la scarpata di scavo nel terreno in posto. Si propone di estendere l’impermeabilizzazione anche al gradone al centro, ed alla scarpata sulla sinistra, in modo da raccordare il corpo discarica direttamente al versante naturale circostante, eliminando i rischi di erosione e franamento della scarpata in argilla, ed il conseguente, periodico intasamento della canaletta in calcestruzzo.

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Foto 8. Veduta frontale, dall’interno della discarica, della scarpata sud. L’ampliamento autorizzato nel 2015 ed attualmente in esercizio corrisponde ai settori di scarpata già impermeabilizzati. Per migliorare la stabilità ed il reinserimento ambientale si propone prevede di completare l’impermeabilizzazione nel settore di scarpata in alto a sinistra, raccordando la quota dei rifiuti e della copertura al versante naturale preesistente.

 

Rete di raccolta delle acque meteoriche

L’A.I.A. attualmente in vigore prevede, fra l’altro (alla sezione 1, punto 10), la seguente prescrizione: “Qualora necessario, dovrà essere prevista la realizzazione di opportuni manufatti atti ad evitare la tracimazione delle acque meteoriche di ruscellamento superficiale dai rilevati perimetrali della discarica, collegati ad idonei punti di scarico adeguatamente allestiti e dimensionati. […]”.

Finora, con la discarica in esercizio attivo, tale esigenza non si è manifestata, dato che, come documentato dalle fotografie precedenti, i rilevati perimetrali sono di ampiezza ridotta e pertanto il quantitativo di acqua che si raccoglie su di essi è estremamente modesto. Con la realizzazione del capping, viceversa, l’acqua raccolta dalle scarpate nord e ovest della discarica defluirà in quantità significativa verso i rilevati perimetrali della stessa, e sarà necessario intercettarla con opportune canalette.

Nella configurazione attuale ciò è praticamente impossibile sul lato nord, a causa della presenza di contropendenze sul rilevato (il punto a quota più bassa si trova nella porzione mediana del bordo vasca) ed è comunque assai difficoltoso anche sul lato ovest (ove, pur in assenza di contropendenze, la pendenza attuale del rilevato prospiciente il torrente Malesina è quasi nulla). La chiusura della discarica nella configurazione attuale, pertanto, comporterebbe il deflusso incontrollato di acque meteoriche provenienti dalla sommità della discarica verso il fossato che costeggia la strada di Vespia (a nord) e direttamente verso il torrente Malesina (ad ovest), con conseguente difficoltà di campionamento delle acque stesse e, soprattutto, rischi di erosione del terreno di copertura anche a causa dell’acclività delle scarpate.

Con la realizzazione delle terre rinforzate descritte nei paragrafi precedenti si risolve anche questo problema: il coronamento delle terre rinforzate è infatti previsto con una geometria tale da garantire la pendenza idonea ad una canaletta perimetrale che, posta sulla sommità del rilevato (fig. 2), convoglia le acque verso ovest e verso sud, fino a farle confluire nel pozzetto già esistente, che consente il campionamento e scarica le acque in modo controllato nel torrente Malesina.

L’intervento in progetto consente altresì di completare l’anello di raccolta delle acque meteoriche anche sugli altri lati, sud ed est, chiudendo così ad anello l’intero perimetro della discarica, e di frazionare le acque provenienti dalla sommità della discarica in più sottobacini, ciascuno afferente ad un diverso tratto di canaletta, consentendo il controllo ed il campionamento delle acque su tutto il perimetro e su tutta l’area sommitale.

Si segnala, infine, che nel progetto autorizzato la superficie sommitale della discarica era caratterizzata da pendenze dell’ordine del 5% sul settore originario, ma del 3% e talora anche meno nella zona dell’ampliamento. In tali condizioni è sufficiente un cedimento differenziale, indotto da differenze di densità o di natura dei rifiuti, per indurre contropendenze che ostacolano il deflusso delle acque dalla superficie, incrementando la produzione di percolato. Si prevede pertanto di adeguare anche le pendenze sommitali, in modo da garantire ovunque una pendenza non inferiore al 5%, idonea ad evitare ristagni e garantire ovunque un adeguato scolo delle acque meteoriche.

La soluzione più ragionevole, in questo caso, appare quella di proseguire l’impermeabilizzazione anche sulla scarpata perimetrale, raccordando il corpo della discarica direttamente alla quota del terreno in posto, in modo da evitare la stessa presenza fisica delle due scarpate (sia quella scavata nel terreno in posto, sia quella in riporto costituita dai rifiuti e dalla ricopertura finale), ed incrementare invece l’estensione dell’area pianeggiante sommitale, sicuramente più stabile ed idonea ad un adeguato recupero ambientale raccordato alle aree limitrofe.

L’intervento così realizzato elimina definitivamente i problemi a lungo termine connessi con la stabilità della scarpata in scavo. Anche a breve termine, tuttavia, occorre intervenire per evitare che si abbiamo problemi di stabilità nella fase di allestimento e di esercizio della discarica. Per tale motivo sarà necessario ridurre preventivamente l’acclività delle scarpate perimetrali, ove possibile operando in scavo (così da incidere l’argilla in posto, ancora compatta, e impermeabilizzarla prima che sia alterata dall’esposizione agli agenti atmosferici) ed, ove ciò risultasse impossibile per problemi di disponibilità delle aree, operando in riporto, mediante stesura per strati di argilla cementata, in grado di garantire adeguate condizioni di stabilità alla scarpata prima e dopo l’impermeabilizzazione.

Il costo degli interventi descritti (limitatamente alla sola fase di allestimento, ed escluso il recupero ambientale descritto nel seguito) è stimabile in circa 400.000 ÷ 450.000 Euro.

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Fig. 5. Rete di raccolta e convogliamento delle acque meteoriche sulla sommità e sul perimetro della discarica.

Spessore del terreno agrario e recupero ambientale

Come rappresentato nella sezione – tipo di fig. 1, il progetto autorizzato prevedeva uno strato di terreno agrario dello spessore di soli 40 cm, sia sulla sommità che sulle scarpate, in deroga rispetto ai criteri previsti dalla normativa di settore, che prescrive uno spessore di 1 metro.

Non è chiaro il motivo per cui tale riduzione fosse prevista anche in sommità, ma sulle scarpate era evidentemente dettata dalla forte acclività, che avrebbe causato il progressivo dilavamento, se non il vero e proprio franamento, del terreno agrario se deposto su spessori significativi (e che potrebbe comunque causarlo anche nella configurazione autorizzata, in caso di precipitazioni intense subito dopo la deposizione).

Nel presente progetto si prevede di riportare lo spessore ad 1 metro, in modo da garantire un adeguato sviluppo del soprassuolo vegetale, in coerenza con le caratteristiche boscate delle aree circostanti (fig. 2). Tale modifica, che sarebbe in ogni caso possibile sulla sommità della discarica, diventa possibile anche sulle scarpate grazie alla riduzione di pendenza delle stesse, come descritto al capitolo precedente.

Anche il raccordo della quota della discarica con le scarpate est e sud, riducendo l’estensione delle superfici in scarpata ed incrementando invece l’estensione delle superfici pianeggianti, migliora e rende più agevole le operazioni di recupero ambientale. In particolare, il raccordo diretto della quota della sommità della discarica (interessata dall’impianto di vegetazione arborea) con i terreni circostanti attualmente boscati, consente di garantire una continuità all’ecosistema, che non sarebbe possibile avere se si mantenesse la prevista “trincea” fra la discarica ed il versante in posto (fig. 6 e 7).

Gli interventi descritti, se da un lato consentono un sensibile miglioramento del recupero ambientale ed anche dell’eventuale fruibilità successiva dell’area, dall’altro comportano un notevole aumento di costi: i costi del capping e del recupero ambientale, precedentemente quantificati in poco più di 1,2 milioni di Euro, salgono a circa 3 milioni di Euro (comprensivi della regimazione idraulica illustrata al paragrafo precedente).

L’incremento volumetrico connesso con il raccordo garantirà gli introiti necessari per far fronte all’incremento di spesa relativo al recupero ambientale, oltre che ai costi degli interventi precedentemente descritti e agli incrementi di spesa, cui già si è accennato, relativi alla fase di gestione passiva.

([1]) Si fa peraltro rilevare che nell’ambito della precedente gestione non erano stati previsti accantonamenti specifici per il recupero ambientale, perché i 26 €/t computati dal precedente piano di gestione erano destinati a coprire unicamente i costi di gestione passiva. Pertanto tutto il costo del recupero ambientale – sia esso effettuato secondo il progetto autorizzato o secondo la variante proposta – è interamente a carico della nuova gestione.

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Fig. 6. Sezione – tipo del recupero ambientale della discarica, con illustrazione delle modalità di raccordo con il versante esistente ad ovest.

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Fig. 7. Particolare della ricucitura della vegetazione arborea della discarica (a sinistra) con l’area boscata esterna (a destra).

 

Programma degli interventi

Gli interventi proposti saranno realizzati in parallelo, in modo da accelerare al massimo i tempi di chiusura definitiva della discarica; in particolare, le operazioni di recupero ambientale saranno progressive, ed interesseranno via via le scarpate perimetrali, per poi estendersi alla sommità della discarica al momento dell’esaurimento dei conferimenti.

Conclusioni

Al momento dell’ingresso dei nuovi gestori, l’analisi dettagliata delle condizioni della discarica ha messo in luce numerose problematiche, di tipo gestionale, ambientale e geotecnico, che si ritiene necessario risolvere anticipatamente, nella fase di esaurimento e chiusura della discarica, per evitare di dover fronteggiare problemi maggiori nella fase passiva, quando oltretutto la sorveglianza e le risorse umane a disposizione saranno minori.

Tali interventi non erano ovviamente previsti nel piano finanziario della discarica attualmente in vigore, e pertanto gli accantonamenti connessi con la gestione dell’ampliamento recentemente realizzato, nonostante le opere di miglioramento già realizzate, potrebbe non essere pienamente sufficiente a coprire i costi necessari per condurre una impeccabile gestione post-mortem, chiudendo ogni eventuale problematica o esigenza che l’impianto dovesse generare nel corso della fase passiva che deve durare “almeno trent’anni e comunque fino a quanto la discarica rappresenterà un pericolo per l’uomo o per l’ambiente”.

Gli interventi già effettuati e quelli proposti nella presente relazione sono stati concepiti in modo da garantire una conformazione ed una struttura della discarica in grado di fornire tutte le garanzie per una efficace riuscita degli interventi di chiusura e recupero ambientale, e per una gestione passiva agevole e senza rischi per l’ambiente e per l’incolumità delle persone, indipendentemente dall’impegno dell’impresa – peraltro in risposta ad un preciso obbligo di legge – alla sorveglianza, alla manutenzione, al monitoraggio ed all’allontanamento e smaltimento del percolato e del biogas.

Contestualmente, il progetto comporta un incremento volumetrico, che consente la prosecuzione dell’attività di smaltimento per 1,0 ÷ 1,5 anni circa, garantendo le risorse necessarie a far fronte agli interventi aggiuntivi descritti, ed in particolare ai costi della messa in sicurezza statica ed al maggior costo del recupero ambientale, che potrà iniziare già contestualmente alla prosecuzione dello smaltimento, nonché agli incrementi nei costi di gestione passiva, connessi con la maggior produzione di percolato e con il maggior numero di punti di monitoraggio.

Come illustrato nel cronoprogramma, le operazioni di recupero ambientale secondo il nuovo progetto potranno iniziare già subito dopo l’ottenimento dell’autorizzazione, mentre ancora prosegue la gestione attiva della discarica, e si concluderanno pochi mesi dopo la conclusione dei conferimenti dei rifiuti.

Resta inteso che gli interventi proposti nella presente relazione sono da intendersi come aggiuntivi rispetto agli obblighi di legge ed a quanto previsto dall’autorizzazione in vigore. Qualora il progetto non venisse autorizzato, la discarica sarebbe comunque chiusa e recuperata in conformità a quanto previsto dall’autorizzazione in vigore, ma con condizioni di sicurezza geotecnica, idraulica ed ambientale nettamente inferiori rispetto a quanto proposto nella presente proposta di variante.

GEOSTUDIO
Ing. Geol. Giuseppe BIOLATTI
(n. 5340 Ordine Ingegneri Provincia di Torino)
(n. 165 Ordine Reg. Geologi del Piemonte – Sez. A)

Agrigarden Ambiente Srl

Strada Provinciale di Campo, Località Vespia.
Via Vespia – 10081, Castellamonte (TO)

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